sentire sola e non capita, ma soprattutto minacciata che le venga sottratto affetto e
appoggio
i
. “Possibile che nessuno creda in me …! ”Ed io: “Ebbene, allora lo faccia,
deve correre il rischio e tentare. Certo nessuno le darà la certezza che tutto
funzionerà, ma è qualcosa che inevitabilmente deve considerare”. La seduta si
conclude su un mio sollecitarla ad abbandonare , per quello che le è possibile il suo
stare nella stanza riempiendola di giustificazioni; “contestualizzi”, usa dire quando le
mostro una versione diversa e discordante dalla sua. “Noi siamo qui per occuparci del
senso, il significato dei suoi pensieri, delle sue emozioni”, le rispondo. Sono molto
preoccupata per quello che B. sta decidendo di fare e tutto questo mi porta,
probabilmente, a diventare così reattiva ma anche affettivamente schietta. B. si
calma, come se la mia reattività fosse interpretata come possibile e non spaventosa.
Inizia un periodo di forte controllo su di me: cambia orari di seduta adducendo gli
orari di lavoro. Accade così spesso che a volte mi ritrovo a pensare che devo a mia
volta informarmi presso qualche amico dirigente se possa essere possibile che un
capoufficio trattenga oltre le 20.00. “Ma che mi viene in mente!”penso; entro anch'io
nel vortice proiettivo del controllo. Alla fine la decisione viene maturata, B. lascia il
Ministero ed io sento che per quanto folle e irrazionale sia il suo comportamento devo
stare, sia pur con commenti ironici ma benevoli, dalla sua parte.
E' ora il periodo in cui Pippo le diventa antipatico: è un gatto viziato, soprattutto se
confrontato con Arturo, il gatto randagio di cui da mesi si prende cura. Arturo le
suscita un'immensa tenerezza e un profondo senso di dolore nel doverlo lasciare sulla
strada, ma ha anche capito che non è un gatto che potrebbe vivere chiuso in un
appartamento poiché già spontaneamente si è allontanato dalla famiglia nella quale
viveva. Arturo è malato e nonostante il suo stato B. non gli rifiuta mai carezze e
coccole. E così attraverso Pippo e Arturo posso parlarle delle sue emozioni. La
descrizione che fa è perfettamente sovrapponibile al suo vissuto: quando lei mi
descrive il suo stato emotivo ogni volta che assiste al doloroso distacco da Arturo B.
sembra rientrare in quel mondo doloroso nel quale è stata tutto il tempo che non
riusciva a stare accanto al padre. D'altra parte Arturo suscita tutta la sua solidarietà
ed ammirazione perché, un po' come lei, abbandona il comodo rifugio per fare una
vita di totale indipendenza e libera da ogni senso di controllo. E' particolarmente
commossa quando mi dice che secondo lei Arturo ha tanto bisogno di amore e
vicinanza pur mostrandosi così forastico, e io dico:” Proprio un po' come lei, che soffre
i
E’ questo il riproporsi di una dinamica interattiva con la madre che usava punirla non
rivolgendole più la parola sino a quando non avesse chiesto scusa per avere disobbedito o non
eseguito ciò che le era stato detto.
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