disprezzato perché mantenuto. Ugualmente forte l'attaccamento alla madre che la
trattava come una sorta di bambola: giocava con lei come può giocare una coetanea,
ma diventava severa e rigida rispetto al comportamento e al rispetto delle regole.
E' degli anni dell'infanzia il ricordo di sentirsi presa in un mondo tutto suo, un astrarsi
dalla realtà che la faceva sembrare agli occhi degli altri come imbambolata, distratta.
B. arricchisce di particolari la relazione con la madre così da aiutarmi a dare forma
nella mia mente all'idea di come fin da piccolissima avesse con lei un tipo di
attaccamento caratterizzato da un’alternanza di momenti di grande fusionalità, con
una sorta di identificazione materna nel ruolo di bambina, a momenti di rigidità,
severe norme educative e brusche separazioni. Ripenso alle teorie di Fonagy sulla
difficoltà di mentalizzazione: “La coerenza e la sicurezza delle relazioni permettono al
bambino di fare esperienza dell'espressione dei sentimenti benevoli dell'altro e di tutta
la gamma delle loro intenzioni, in altre parole consentono la nascita di una teoria della
mente. Il bambino percepisce nel comportamento del genitore l'atteggiamento
mentalizzante che deve assumere per spiegare il proprio comportamento ed in
particolare l'atteggiamento del genitore rispetto ad una immagine di Sé come dotato
di capacità di riflettere su sentimenti e desideri”. (Fonagy, Target. 2001, p. 84). Gli
scambi faccia a faccia (voce, ma sopratutto lo sguardo) giocano un ruolo cruciale nello
sviluppo della rappresentazione degli affetti del bambino: sono interazioni
pre-
linguistiche
. Riesco così a dare un senso teorico consapevole a quello che già dalle
prime sedute portavo avanti inconsapevolmente: essere una mente capace di
contenere la mente di B. e attraverso lo sguardo, l'espressione del volto, restituirle
meno spaventosamente il suo sentire. Nel giro di pochi anni muoiono anche i nonni
materni grazie ai quali poteva sentire di essere ancora protetta, di avere ancora una
famiglia. Alla loro morte nessuno degli zii la prese a casa con sé e quindi a 23 anni si
ritrovò a vivere completamente sola. Uno zio materno e sua moglie provano ad essere
dei vice genitori a distanza, ma il suo vissuto è quello di una profonda solitudine.
Dopo la morte della madre le relazioni affettive di B. sono caratterizzate da un suo
passivizzarsi. Solo più avanti, al nostro secondo anno di analisi potrò parlarle di come
questo suo passivo adattamento sia un modo con cui B. non solo possa controllare, e
con lo sguardo afferrare il desiderio dell'Altro, ma possa negare il proprio desiderio,
proteggendosi così dall'angoscia del lasciarsi andare, dal riconoscersi come soggetto
i
Nel testo Fonagy parla di “interazioni pre-simboliche”, io preferisco parlare di “interazioni pre-
linguistiche”in quanto è così maggiormente enfatizzato il contatto mentale costruito sulla percezione che
precede l’uso della parola nello scambio diadico.
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