così tanto amata dal padre. Il senso di vuoto, il dolore circolante nella casa, il senso di
non avere più una famiglia, la spinsero a trascorrere sempre più tempo a casa dei
nonni materni, fino ad un vero e proprio trasferimento.
Mi dice: “Ricordo il ticchettio dei tacchi di mamma la mattina”. Conoscerò sempre di
più nel tempo l'acuta sensibilità di B. a tutto ciò che coinvolge i sensi, in particolare
l'udito, ma soprattutto la vista, “lo sguardo”. L'approccio alle persone è guidato
dall'osservazione dello sguardo, in base al quale lei può stabilire se sono buone o no,
rendendo fondamentale il poterle guardare negli occhi. L'importanza che B. attribuiva
allo sguardo mi fece immediatamente rivedere il nostro iniziale accordo di fare seduta
sul lettino, ma anche, soprattutto, perché il suo primo commento appena stesa fu: “E'
un po' come quando a casa mi metto davanti allo specchio e mi parlo”. Sentii
acutamente il senso della sua solitudine e così fu immediato il dirle che questo non
poteva essere tra noi: il mio sguardo e la mia voce dovevano essere messi insieme.
Dovevo concretamente, con il mio corpo essere un Altro davanti ai suoi occhi, per
lasciarmi scrutare, leggere il mio sguardo; e così la seduta successiva, e ancora oggi,
siamo una di fronte all'altra e B. mi osserva a lungo, a volte anche facendo commenti
su di me.
Quando aveva 16 anni e conduceva una vita nascostamente trasgressiva, il cui
impegno era quello di non farsi compiangere da nessuno, il padre si ammalò di un
tumore alla gola. Per lei fu impossibile da quel momento tornare anche solo di
passaggio a casa dei genitori: la vista del padre, il cui volto nel tempo si deteriorava,
le era insopportabile: si trovava in una situazione di conflitto poiché se consciamente
viveva la colpa di non essere capace di stargli vicino, inconsciamente viveva uno stato
di rabbia causato dall'abbandono del padre al momento della morte della madre,
impedendole di poter elaborare il proprio lutto. Ricorda che il padre per telefono la
supplicava di andarlo a trovare: era disperata per questo suo blocco ma era
ugualmente terrorizzata nel guardare il volto rovinato del padre, il suo dolore, del
padre, ma anche il suo di lei, aggiungo. Al suo funerale una zia paterna l'apostrofò in
tono aggressivo: “ Sei contenta che tuo padre è morto senza che tu gli stessi vicino,
stronzetta!”. In numerose sedute, al ripresentarsi di questo doloroso ricordo e al
dilagare della colpa, ho spiegato quanto invece il rivissuto dell'evento traumatico, un
nuovo lutto, le sue angosce, il suo senso d'impotenza, il distacco definitivo, senza
possibilità di recupero, le impedissero di assistere e accompagnare il padre alla morte.
B. era molto attaccata al padre, ricordato come tenero, affettuoso e sensibile. Spesso
criticato apertamente dalla famiglia materna perché incapace di conservare un lavoro,
1...,122,123,124,125,126,127,128,129,130,131 133,134,135,136,137,138,139,140,141,142,...192