delle sue bugie: è un modo attraverso il quale B. si sottrae a situazioni di dispiacere
proteggendosi dall’eventualità di sentirsi rimproverata di non essere grata e
riconoscente e di essere così colpevole di aver fatto vivere all’Altro un senso di
inefficacia e inadeguatezza. E’ proprio ciò che lei teme ha fatto vivere al padre con il
suo aperto allontanamento. E' d'accordo con me che non vuole nessun vincolo.
In una seduta del secondo anno entra con aria stanca: è stata in palestra. Il tono della
voce (come spesso accade) è infantile, lagnoso. Dopo qualche minuto mi dice che
deve parlarmi di una cosa: il tono si abbassa, diventa circospetto, si alza e si rassicura
che il cellulare sia spento. Il telefonino entra in seduta come la rappresentazione del
controllo che altri potrebbero esercitare su di lei, è la proiezione di una Sé che sente di
agire un costante e intenso controllo sull'Altro. E mi torna in mente ciò che Bion
(1957) scrive a proposito “degli oggetti bizzarri”, che comprendono al loro interno
parti scisse della personalità, tracce di Io e Super-Io; parti di Sé che vengono
proiettate nell'oggetto esterno
. Fa uno dei suoi sorrisetti divertiti e furbetti e dice:
“Non vorrei che L. ci sentisse”. Parliamo della sua ansia di essere spiata:
recentemente L. le ha confessato di aver spiato nel suo computer, ma questo mi da
modo per riportarle i suoi racconti sullo spiare a sua volta, con lo sguardo
sopratutto,parlarle così di un suo modo di essere, senza che questo la faccia sentire
colpevole e strana. D'altra parte le riconosco che è anche reale la percezione, non solo
di oggi, ma anche passata, di essere stata continuamente controllata,sopratutto dalla
madre. Ma è troppo desiderosa di parlarmi di ciò che le accade: si scopre a essere
ammiccante e seduttiva con gli uomini, giustificandosi che le piace essere corteggiata,
ma che questo le provoca una grande paura. La sessualità è vissuta come sporca,
volgare. E' questo il ripetersi di una dinamica ossessiva che le impedisce di essere
libera: ciò che è pensato è anche fatto, poi arrivano le colpe. Parlo a B. di come ogni
i
Nel suo approccio teorico,a proposito di oggetti bizzarri Bion sostiene che il paziente proietta
parti di Sé nell'oggetto esterno, scindendo nello stesso tempo i suoi oggetti e la parte della sua
personalità deputata alla percezione di quella realtà che tanto odia. Gli oggetti bizzarri
comprendono al loro interno parti scisse della personalità, tracce di Io e Super-Io. “Il paziente
avverte che ogni particella consiste di due parti: un nucleo costituito dall'oggetto reale ed un
alone attorno ad esso, rappresentato dal frammento della propria personalità. La sostanza
totale della particella dipenderà perciò sia dalla qualità dell'oggetto, facciamo conto un
grammofono, sia dalla natura del frammento inglobante, poniamo, la funzione visiva. Allora
l'oggetto bizzarro che il paziente avrà nella sua percezione sarà un grammofono che lo sta
spiando...”(p.81).