“ Un giorno risposi male a mia nonna e mio zio mi disse che mi dovevo vergognare
perché non capivo che lei aveva perso una figlia. Perché, io non avevo perso una
mamma?!”.Non posso che condividere la sua rabbia per il dolore di non essere stata
mai capita ed aiutata a fronteggiare la sua perdita, anzi, a sentirsi cattiva e crudele
nei confronti di chi, a loro dire, aveva “diritto” a soffrire. Aggiunge: “ Non esistevo per
nessuno, ero una marionetta senza sentimenti, secondo loro.” Sono le prime sedute in
cui comincia a prendere più contatto con la sua sofferenza e a non negarla. “A volte,
commento, gli adulti sono così ottusi da pensare che bambini e ragazzi soffrano meno
perché giovani!” E subito mi racconta il secondo sogno: “ Mi trovo in un bar che fa
angol
o
i
, vedo un bel gatto rosso, viene investito e rimane “spiaccicato” a terra. Chiedo
aiuto ad un signore che assiste alla scena e lo prego di darmi una mano perché mi
accorgo che pur essendo morto il suo torace si muove, come un lieve respiro. Mi
risponde che lui non ha nessuna intenzione di aiutarmi, non gli interessa niente di lui.
Allora comincio a correre, chiedo aiuto ad altri, nessuno mi da retta. Prendo un
autobus che mi sembra arrivi poi proprio in questa zona (dove si trova il mio studio).
Mi sveglio e sono angosciata e triste per la fine di quel povero gatto.” Scelgo di
interpretare il sogno come un entrare in contatto di B., che da piccola aveva i capelli
rossi, con la lei bambina lasciata sola a morire, morire psicologicamente,
nell'indifferenza di tutti, anche del padre, l'uomo che si disinteressa. Ma se pur molto
angoscioso, dico, questo sogno sembra rappresentare anche un modo con cui trova
risorse e forza: il gattino rosso respira ancora e lei se ne accorge e fa di tutto per
salvarlo: infatti B. ha iniziato l'analisi e cerca la cura. Nel sogno, tra l'altro, lei si
arrabbia ferocemente con l'uomo, lo prende a parolacce, e questo mi sembra anche
quello che un po' per volta sta faticosamente accadendo: B. si è sempre caratterizzata
nel trovare giustificazioni e scusanti per l'altro e a sopportare con un senso del dovere
anche situazioni per lei pesanti, dolorose ma anche a volte banalmente noiose,
nell'impossibilità di sottrarsi, pena il sentirsi in colpa o trasgressiva, se non egoista;
sembrerebbe che ora riesca ad arrabbiarsi e avere più fiducia in quello che vuole
senza per questo sentire di sottrarsi o di non rispondere alle aspettative dell'altro.
Siamo al nostro terzo anno di analisi. In una delle ultime sedute, dopo Pasqua, mi dice
di aver iniziato a fare palestra. Sento di poter fare un'interpretazione, ora B. può
accoglierle, può fare il passaggio dallo stato concreto ad una rappresentazione
mentale: andare in palestra può essere la rappresentazione del suo cominciare a
prendersi cura di Sé, ad allenare le sue risorse. E' gratificata anche dal fatto che io la
i
All’angolo della via dove si trova il mio studio c’è un bar.
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