“UNO SGUARDO VERSO LA SPERANZA”
Silvia Preti
PAROLE CHIAVE:
Attaccamento, Elaborazione del lutto, Mentalizzazione, Ossessività, Percezione,
Relazionalità, Scissione.
Sono ormai poco più di tre anni che Bianca viene 2 volte a settimana. B. ha oggi 28
anni e la sua storia è molto triste: è rimasta giovanissima orfana di entrambi i
genitori. Fin dalle prime sedute mi introduce nella realtà vissuta, nell'affollato mondo
di personaggi, tutti reali, ma anche rappresentanti delle varie dimensioni del Sé. Provo
grande tenerezza, anche per il suo assumere un atteggiamento infantile così
bisognoso di qualcuno che sia lì senza giudicare od organizzare. Ha capelli biondo
rosso, occhi chiari vivaci e scrutanti, bassina ma molto graziosa. All'età di 12 anni sua
madre si ammalò di un tumore al seno che trascurò, a causa di quello che B.
commenta con: “Forse per paura?”, proponendo in seduta il desiderio di essere
confermata sul suo pensiero, quasi temesse che possano esserci altri motivi. Non si
capacita che la madre si fosse rifiutata, dopo la scoperta di un nodulo, di sottoporsi ad
accertamenti: “Come ha potuto non pensare alle conseguenze?” mi dice in una delle
prime sedute. Quando ha 13 anni la madre muore, dopo un periodo in cui il desiderio
di questa era quello di proteggerla, nascondendole l'imminenza della fine. Nell'ultima
visita di B. alla madre, le porta delle foto con le sue amiche, per commentarle
insieme, ma la madre non riusciva più a parlare e così comunicavano guardandosi,
mentre B. raccontava allegra, ignara che sarebbe stata l'ultima volta che la vedeva
viva. L'ultimo ricordo è gli occhi di sua madre pieni di pianto. Provo un forte senso di
commozione. Invece B. non lascia trasparire emozioni, raccontando come una cronaca
quello che deve essere stato un momento di profondissima sofferenza. Alla morte
della madre tutti erano presi dal loro dolore: il padre chiuso nella sua depressione
cominciò a trascurare B., se stesso (cominciò a bere molto), la casa. Lei cercava di
risollevarlo, di far sentire la sua presenza, di non mostrare la sua disperazione... e così
si chiudeva in bagno e in preda ad un incontenibile bisogno, cominciava a tagliuzzarsi
le braccia. Lo rimando a B. come un bisogno di sentirsi viva, provare un dolore nel
corpo là dove la mente si rifiutava, ma, d'altra parte, è anche possibile pensarlo come
un atto autolesionistico causato dal senso di colpa di essere viva lei anziché la madre,
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