ritenga capace di usare il pensiero, di comprendere aspetti astratti e sapervi
ragionare, lei che teme di essere trattata da tutti come una sciocca e incapace. Mi
racconta, in risposta alla mia interpretazione, che ha passato tutta la mattina in giro
per gli uffici a pagare le multe: “ Ho fatto tutto da sola”. Sorrido pensando a quante
multe ha collezionato a causa di una sua reattività, al dover accettare che molte
norme servono a regolare e non a sottomettere. E' un po' triste quando deve
considerare che nell'intento di controllare e gestire l'attenzione degli zii, li ha
totalmente delegati ad occuparsi di tutti gli aspetti economici che la riguardano e
accade così che a volte si senta inesperta e ingenua. Ora, forse, è un po' più capace di
cavarsela ed è meno spaventata. Le viene in mente, a conferma di quanto dico, che
sta leggendo un libro in cui l'autore parla della sua esperienza di orfano. B. è
stupefatta da quanta rispondenza e condivisione lei ritrovi nei vissuti dolorosi di quel
bambino del romanzo, che precocemente perde la madre. E' molto colpita dalla
fantasia che quel bambino aveva dopo aver perso la madre: c'era un Belfagor che gli
imponeva di fare certe cose, a volte anche rischiose, se non voleva morire. B. ritrova i
suoi rituali ossessivi. Riparliamo di questi e di come essi avessero lo scopo di arginare
e contenere sentimenti paurosi ai quali non si doveva permettere di emergere: la
grande angoscia di temere di frammentarsi a causa dell'insostenibile dolore della
continua perdita di una relazione stabile e sicura e successivamente della perdita dei
suoi cari. Comincia a ricordare il suo dolore e di quanta rabbia provasse, di come
ripensasse continuamente all'ingiustizia subita. E' questo un altro momento chiave, un
momento di cambiamento: non solo B. può accettare di non essere diversa da altri,
ma sta ricordando l'emozione, l'affetto che accompagna il suo ricordo. I suoi occhi
lucidi, il suo sguardo che cerca il mio è velato di pianto: sta rivivendo ciò che provava.
E' un profondo senso di emozione che stiamo insieme attraversando, anch'io sono
commossa. Ripenso alla teoria classica: Freud avrebbe interpretato i rituali ossessivi
come una sintomatologia attraverso la quale poter difendere l'amore oggettuale
dall'aggressività che sta in agguato dietro lo stesso amore (Freud, 1913), partendo
dalla teoria pulsionale. Forse anche in B. sarà stata presente la rabbia per
l'ambivalenza dei comportamenti materni, o l'odio verso il padre che le impediva di
elaborare il suo lutto, ma mi è più familiare e consono un modo di pensare ai suoi
rituali come atti difensivi e quindi protettivi per affrontare una separazione altrimenti
non pensabile.
B. cerca attraverso lo sguardo un modo di poter entrare in relazione provando a
conservare la fiducia e la speranza, sopratutto la costanza della presenza. Quello che