punto di vista del pz, ma che per esperienza ritenevo necessario se rimanevo dalla
parte dell'analista.
Le risposi che non vi era nulla di cui non si potesse parlare o su cui non si potesse
negoziare neanche del contratto analitico. Fissammo un altro appuntamento.
Nell'analizzare quello che era successo in attesa della prossima seduta ripensai alla
mia esperienza durante la mia prima analisi quando l'analista mi avvisò dell'obbligo di
pagare le sedute cancellate. Provai allora un sentimento di forte ingiustizia che mi
sembrò fosse svanito quando l'analista me ne spiegò le ragioni. Naturalmente la mia
esperienza come terapeuta mi portò a capire la necessità pratica e clinica di applicarla
con i miei pazienti, anche se in forma più flessibile e differenziata. Tuttavia rimaneva
un punto oscuro di me non veramente risolto, un momento sempre un po difficile di
ogni inizio analisi . Mi venne poi in mente una situazione infantile, più volte affrontata
nella mia analisi personale , una promessa fatta a me stessa davanti alla depressione
di mia madre, che avrei dedicato tutta la mia vita a renderla serena. Ed ora mi facevo
pagare? Sicuramente questa assunzione remota di un impegno affettivo creava
ancora dentro di me un disagio che aveva incrociato stati d'animo della pz. legati
forse al timore dell'inizio di una esperienza nuova e importante o all'incertezza
sull'affidabilità dell'altro nelle cui mani si metteva. O su altro di cui ancora non
conoscevo nulla,
Appena si presentò alla seduta mi disse “ Mi hanno rubato la borsetta” Allora la rividi
mentre l'ultima volta frugava nella sua borsa quasi a voler nascondersi, le avevano
portato via il suo rifugio. Cominciò a raccontarmi l'episodio del furto, della sua
sbadataggine, dell'essersi sentita persa senza documenti ma anche senza gli oggetti
importanti della sua vita che portava sempre con sé. Una violenza molto forte. Mi
chiesi a voce alta se anche qui con me avesse provato uno stato simile che l'aveva
spaventata, legato al timore di una esperienza di perdita piuttosto che di crescita.
Incominciammo insieme a ripercorrere ciò che era avvenuto nell'ultima seduta. Mi
ripetè che il mio messaggio le aveva fatto molto piacere e probabilmente le aveva
fatto cambiare idea e riavvicinarsi. Le ero apparsa una persona diversa più empatica e
flessibile.
A questo punto pensai fosse utile svelare alla mia paziente le mie difficoltà rispetto
alla comunicazione di queste regole, al mio imbarazzo che mi aveva forse fatto
indossare una maschera più rigida per nasconderlo. Mi ascoltò in silenzio poi aggiunse