UN CASO CLINICO
Una situazione clinica tratta dalla mia esperienza con una paziente all'inizio del
trattamento è stata caratterizzata da situazioni di enactment direi precoci ma anche
da interventi di autosvelamento, che reputo spesso necessari quando le messe in atto
portano ad una empasse analitica.
La paziente mi era stata indirizzata da una collega che fa counseling.
Apparve fin dall'inizio collaborativa e determinata nell' intraprendere un lavoro su di
sé, allo scoccare dei quarantanni, dopo due relazioni interrotte e un progetto, ormai
agli sgoccioli, di creare una famiglia ed avere dei figli. Laureata in economia e
commercio, ricopriva incarichi di responsabilità nella azienda in cui lavorava. Mi
sottolineò sorridendo che la consideravano severa e rigida, ma lei non capiva il
perchè, era solo molto precisa ma amava aiutare gli altri. Accennò, senza soffermarsi
molto, al rapporto conflittuale con la madre e alla percezione di un trattamento di
favore da parte dei genitori verso la sorella più piccola.
Era una donna di aspetto gradevole, con un viso molto mobile, che a tratti si oscurava
come se fosse attraversata da pensieri cupi , in altri momenti si illuminava di un
sorriso molto comunicativo, in altri ancora il viso sembrava perdere ogni forma nel
tentativo di trattenere i singhiozzi. Le emozioni si alternavano velocemente sul suo
viso.
Le proposi due colloqui iniziali per conoscerci un po' e arrivare ad una certa chiarezza
sulle sue motivazioni ad intraprendere un lavoro di psicoterapia. Lei accettò e i
colloqui si svolsero in un clima collaborativo, senza inibizioni mi raccontò le sue
esperienze, le sue angosce e le sue sofferenze legate soprattutto alla solitudine.
Piangeva, sorrideva, gli affetti circolavano fra di noi, mi sentii coinvolta e ero ben
disposta ad iniziare un lavoro con una persona intelligente e sensibile.
Al termine del secondo colloquio le parlai del contratto analitico, della necessità di
mantenere una regolarità nel giorno e nell'ora degli incontri, dell'onorario, che lei già
conosceva, e del pagamento in genere a fine mese Aggiunsi che nel caso di assenza,
se non mi avesse avvisato entro ventiquattrore, la seduta avrebbe dovuto essere
pagata ugualmente. Normali comunicazioni di routine. Mi scordai incomprensibilmente
di dirle che facevo recuperare la seduta persa , se era possibile. Le chiesi che cosa
ne pensasse o se avesse qualche obiezione da fare. Mi rispose di no..Notai che si era