imperativo se veramente volevo stare lì seduta con Nell e ascoltarla mentre parlava
delle sue lotte e di come fossero poste dentro di lei.
Nell era la più giovane di due sorelle, nate da una mamma tedesca e un padre
afrikaans. Era cresciuta in una fattoria nella periferia della città. Molti traumi avevano
riempito la vita precoce di entrambi i suoi genitori. La mamma aveva perso il padre
durante la guerra e lei e sua madre si erano trovate nel territorio occupato dai russi,
dove dovettero affrontare un’esistenza molto precaria piena di orrore e stupri multipli,
che entrambe - madre e figlia - dovettero subire e testimoniare. Il padre di Nell
aveva perso la madre nella prima infanzia. Da figlio meno prediletto, dovette
sopportare abbandoni emotivi cronici, isolamento generale, disprezzo e umiliazione,
mentre suo padre dedicò ogni energia al figlio maggiore.
Quest’uomo (lo zio di Nell) fece carriera nell’esercito raggiungendo uno status molto
importante nelle assai temute forze di sicurezza del governo sud-africano. Una branca
dell’esercito che aveva carta bianca nel rimuovere o distruggere qualsiasi “elemento”
che si pensasse fosse dannoso per lo stato.
L’impegno politico di Nell acquisì una nuova ironia ai miei occhi di fronte a questa
informazione.
La sorella maggiore di Nell aveva una disabilità grave ed era da Nell che la famiglia si
aspettava la realizzazione di tutti i loro sogni. Mi descriveva una madre, piena di ansia
e di insicurezza, che a volte se ne rimaneva a letto per settimane lasciando la famiglia
a sbrigarsela da sola, anche rispetto a lei dato che da loro si aspettava un sostegno e
un accudire incessanti. Nell mi parlava anche del padre, apparentemente gentile, che
di tanto in tanto aveva scoppi di rabbia e conduceva normalmente la propria vita con
un ordine compulsivo, rimanendo quietamente centrato su se stesso.
Nell mi disse di essere cresciuta con una sensazione di cauta vigilanza, con una
gioventù priva di passioni ed avventure e con un’angoscia incessante riguardo la
salute emotiva della madre. Ella parlava della cronica sottomissione alla madre che
pagò con un crescente senso di alienazione dai propri desideri e bisogni.
Era questo che stava dietro quella aria gelida, attenta in modo limitante, che sentivo
in sua presenza?
Ed anche, dietro quel suo preciso calibrare le parole e la più piccola informazione che
fornisse dettagli sulle sue esperienze, tutte però, piene di allusioni a tanto altro?
Pur tuttavia c’era quel sorriso, radioso, accattivante espresso con occhi scintillanti che
demoliva quella maschera.
Lo sguardo parlava di uno stato del sé completamente differente, un sé che poteva
essere completamente coinvolto ed emotivamente presente.
Cominciai a chiedermi come diavolo avesse fatto questa persona a cavarsela e a
superare una vita tanto limitante e ad entrare nel mondo di un coinvolgimento politico
pericoloso che aveva perseguito con tanta passione e tanta dedizione.
Naturalmente c’è un importante spartiacque tra quelli che possono sacrificarsi per una
causa e quelli che si possono coinvolgere soltanto ai margini.
Cosa c’era nel suo passato che l’aveva messa in grado di compiere questa particolare
traiettoria?
Gli anni del suo sviluppo sembravano talmente vuoti di passione e di coinvolgimento,
così affollati dalle vicissitudini di un trauma trans generazionale che era difficile
immaginare come fosse riuscita a trovare il proprio percorso.
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